harer nāma harer nāma harer nāmaiva kevalam kalau nāsty eva nāsty eva nāsty eva gatir anyathā "In quest'epoca di contrasti ed ipocrisia, l'unico mezzo di liberazione è il canto dei Santi Nomi del Signore. Non c'è altro modo. Non c'è altro modo. Non c'è altro modo." (CC Adi Lila 17.21) John Nada è un disoccupato in cerca di lavoro che dopo varie vicissitudini entra in possesso di un paio di occhiali particolari che gli permettono di vedere la vera realtà del mondo che lo circonda. Guardando attraverso le lenti di questi occhiali speciali si trova davanti a manifesti subliminali che invitano la popolazione all'obbedienza e al conformismo. Consuma, dormi, non pensare, obbedisci, compra, guarda la TV, il denaro è il tuo Dio, rispetta l'indifferenza, non contestare le autorità e via dicendo. Quando ha indosso gli occhiali riesce persino a vedere che alcune persone hanno un aspetto differente rispetto al resto, simili a zombie; costoro sono solitamente i più abbienti, i giornalisti delle TV, i poliziotti. Se prestiamo attenzione a quello che oggi stiamo vivendo, questo scenario apocalittico e totalitario tratto dal film Essi Vivono -capolavoro di John Carpenter, datato 1988- possiamo ampiamente percepirlo in prima persona anche senza avere indosso gli occhiali del protagonista. Affamati e desiderosi di beni materiali ci assoggettiamo al fuoco di fila dei mezzi di informazione, alla ricerca di un benessere in realtà irraggiungibile. Siamo quotidianamente invasi da pubblicità di ogni tipo che ci offrono comodità inutili, da raffiche di notizie devastanti di guerre, di violenze e di morte oramai raccontate senza emozione, banalizzate, quasi a sminuire l'importanza di ogni singola vita; da cure a malattie che loro stessi ci hanno provocato o indotto tramite altre pubblicità. E, a differenza dei malvagi zombie che vede Nada, nel nostro palinsesto sfilano invece vips sfigurati dalla loro ingenua voglia di rimanere appetibili al pubblico a suon di operazioni chirurgiche; figure malsane che purtroppo gettano le basi stilistiche e comportamentali di milioni di followers. Seguono poi politicanti di plastica i cui interessi sono mossi da ego, avidità e soldi ed infine medici, scienziati ed esperti con conoscenze accademiche obsolete e con soluzioni placebo al soldo delle multinazionali farmaceutiche. Uno scenario forse molto peggiore di quello immaginato dal buon Carpenter. Tutta questa sottomissione apparentemente invisibile a cui siamo sottoposti si manifesta attraverso la tecnologia. Ci sono indubbiamente dei vantaggi che si possono trarre dall'uso di essa; ma oggi più di ieri, se usata impropriamente o distrattamente e soprattutto se lasciata dilagare, è il mezzo di distrazione di massa più potente che māyā (o illusione, "ciò che non è") ha per distrarci da quello che succede realmente attorno a noi, ottenebrando ed ostacolando anche il nostro percorso spirituale. La tecnologia entra nelle nostre case e nelle nostre vite con irruenza e noi le diamo spazio e tempo preziosi che potremmo impiegare diversamente. Non siamo più padroni del nostro tempo libero ma soprattutto del nostro libero pensare. Pensiamo solamente a quanto tempo perdiamo dietro a vicende mondane altrui che altro non fanno che rallentare le nostre vite e frenare il nostro già tortuoso cammino verso la realizzazione di noi stessi. Bisogna trovare la capacità di scrollarsi di dosso tutto quello che è in più e che appesantisce una già complicata esistenza materiale. Fortunatamente, pur non possedendo gli occhiali magici di John Nada, possiamo ugualmente togliere la polvere dagli occhi e dal cuore, riconoscere i pericoli e le insidie e purificare la nostra vita. Per esempio prendere coscienza di quali e quante sofferenze genera l'attaccamento e prendere progressivamente le distanze dal mondo materiale. La consapevolezza è il mezzo migliore per liberarsi dalle catene che attanagliano le nostre vite; le vie per ampliarla sono molteplici. Sta a noi non volgere le spalle laddove un percorso ci sembra tortuoso, scomodo e sconveniente; la Verità passa anche per sofferenza ed austerità. Se la Verità fosse di facile accesso saremmo tutti felici, cosa che invece nel corso della vita non riusciamo mai a provare realmente. Le vie che suggerisco oggi però sono molto semplici, immediate e fruibile a tutti: la lettura dei testi degli ācāryā vaishnava (grandi maestri, passati e presenti) e il sincero canto giornaliero del mahā-mantra (Grande Mantra) Hare Krsna: hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare hare rāma hare rāma rāma rāma hare hare La lettura ci può mostrare la Via e la recita del Grande Mantra ci aiuta a percorrerla. Il canto del mantra è un richiamo spirituale destinato a Krsna e alla Sua energia interna, affinché assicurino rifugio all'anima condizionata che alberga al nostro interno. Srila Prabhupada diceva che questo canto può essere paragonato al pianto sincero di un bambino che chiama la madre, Hare, che a suo volta lo aiuta ad ottenere la protezione del padre, Krsna. Meditare recitando un mantra è cosa alla portata di ogni individuo, dalla giovane età a quella più avanzata. Basta farlo con sentimento sincero. Recitando questo mantra preghiamo umilmente Krsna di impegnarci al meglio al Suo servizio. Per una meditazione ottimale l'ideale sarebbe ritagliarsi qualche momento in uno spazio tranquillo lungo la giornata; un momento perfetto ad esempio è la mattina presto, durante le ore di Brahma Muhurta, per poter meditare nella completa quiete che spesso solo quelle ore notturne ancora offrono. Se si è dovutamente assorti nel canto dei Santi Nomi si può percepire un'energia che diventa quasi impossibile da ritrovare durante il resto del giorno; anche il nostro canto risulterà più efficace e otterremo maggiori benefici. Il suono della vibrazione trascendentale del mahā-mantra risveglierà automaticamente la nostra Coscienza di Krsna. kaler doṣa-nidhe rājann asti hy eko mahān guṇaḥ kīrtanād eva kṛṣṇasya mukta-saṅgaḥ paraṁ vrajet "Sebbene il Kali-yuga sia un oceano di difetti, c'è ancora una buona qualità riguardo a questa età: semplicemente cantando il Maha Mantra Hare Krsna, ci si può liberare dalla schiavitù materiale ed essere promossi nel regno trascendentale." (Śrīmad-Bhāgavatam 12.3.51) Le Sacre Scritture indicano il Maha Mantra come mezzo più potente per sconfiggere il periodo caotico che stiamo vivendo, il Kali-yuga (era di Kali, età del ferro, età del vizio) e liberare la nostra anima dal saṃsāra (ciclo delle rinascite) e raggiungere mokṣa (liberazione). Si può cominciare con qualche ripetizione, a bassa voce, o recitandolo mentalmente; l'importante è provare a rimanere ben concentrati su quanto si sta facendo. Se il canto è praticato con amore e devozione ha lo stesso effetto rivelante degli occhiali del film: saremo meno avvezzi a lasciarci andare alle tentazioni di māyā ed a riconoscere i pericoli che minano costantemente il nostro percorso spirituale che deve riportarci vicini a Krsna.
Un ultimo consiglio che mi sento di dare, che per quanto sembri semplice in realtà non lo è , è di provare a smettere di essere dipendenti dal brusio mediatico che, anche solo in sottofondo, accompagna le nostre attività. Andrebbe riscoperto il valore del silenzio. Se ci si fa caso son pochi i momenti in cui abbiamo il silenzio totale attorno. Fare le proprie cose ascoltando al meglio i propri pensieri può stimolare un'immaginazione spesso sopita, far riemergere ricordi, migliorare l'attenzione e far persino prendere decisioni più accurate. Stare un po' in compagnia di sé stessi penso possa giovare, lontani da tutte le distrazioni con cui la moderna tecnologia ci minaccia e ci attanaglia.
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AutoreCaitanya Das, ArchiviCategorie
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