Mi è capitato di vedere questo film, qualche giorno fa, attratto dalla simpatia che ho per l'attore Steve Carell. La trama si sviluppa attorno alla storia d'amore tra due persone che si sono appena conosciute, qualche settimana antecedente all'impatto di un asteroide con la Terra. Al di là della storia tra i protagonisti, vengono mostrate anche le varie reazioni del genere umano di fronte all'attesa di questo evento certamente fatale per l'umanità. La maggior parte delle persone, cosciente della fine incombente, si da alla pazza gioia, al sesso sfrenato con chiunque capiti, all'uso di intossicanti magari mai provati fino a quel momento, alla distruzione, al furto e all'accumulo di beni. Beh, direte voi, sono gli ultimi istanti di vita, cosa vuoi mai fare? Questa cosa mi ha fatto un po' riflettere, e mi son chiesto: ma se davvero una cosa del genere succedesse nel mondo reale? Che succederebbe? Che faremmo, che farei? La reazione caotica e auto-distruttiva della popolazione nel film penso ahimè che ricalchi quello che -con tutta probabilità- accadrebbe alla maggior parte della gente, anche nella realtà, perlomeno in questa parte "civilizzata" di mondo. Le persone ricercherebbero ancor più freneticamente la felicità ed il godimento in quelle pratiche effimere e temporanee (e spesso nocive) in cui si rifugiano anche quotidianamente; magari spingendosi addirittura oltre, perché "tanto si sta per morire". Rispondendo a mia moglie, che chiedeva cosa avrei fatto io in quella situazione, subito mi sono trovato a rispondere che, una volta venuto a conoscenza dell'imminente catastrofe, avrei abbandonato tutto immediatamente e avrei pregato fino al mio ultimo istante di vita. "Eh alè, fenomeno!" (detto alla bolognese), mi son poi detto, qualche giorno dopo. Siamo tutti bravi a parole. Provare a concentrare la mente sui piedi di loto del Signore Supremo quando fuori impazza la distruzione, quando magari hai moglie e figli in pericolo e tutti sono nel panico più totale...non è facile nemmeno ora che la situazione è decisamente più tranquilla rispetto allo scenario del film (oppure no...?). Di sicuro necessiterei di una concentrazione debitamente consolidata, cosa che attualmente dubito di possedere. E proprio questo pensiero, che ha messo in luce una mia debolezza, mi han dato la spinta a cercare di fare di meglio, con me stesso, con la mia pratica spirituale quotidiana, con i rapporti con gli altri e col mio rapporto con Dio. Perché magari non sarà un asteroide a porre fine alla nostra esistenza, ma di sicuro non abbiamo alcuna certezza su quando arriverà la nostra fine. Ma quando arriverà, occorrerà essere spiritualmente preparati. Quando qualcuno attorno a noi viene a mancare -oltre al dolore per la scomparsa- viviamo quelle sensazione di precarietà e disagio scaturite dal sapere che prima o poi toccherà anche a noi. Ma quel meraviglioso strumento che è la mente umana fa si che quel pensiero venga "rimandato", e ci induce subito a credere che non è ancora il momento di preoccuparsi; in fondo siamo ancora giovani, forti ed in salute. Il fattore dell'invecchiamento è forse l'illusione più grande e pericolosa, perché questa speranza (perché di speranza si tratta, non di certezza) di vivere fino ad età avanzata ci fa ingenuamente comportare come se dovessimo vivere ancora a lungo, quasi per sempre, sballando le nostre priorità e facendoci sprecare un sacco di tempo altresì estremamente prezioso. A proposito della mente, Kṛṣṇa ci dice nella Bhagavad-gītā: uddhared ātmanātmānaṁ nātmānam avasādayet ātmaiva hy ātmano bandhur ātmaiva ripur ātmanaḥ bandhur ātmātmanas tasya yenātmaivātmanā jitaḥ anātmanas tu śatrutve vartetātmaiva śatru-vat "L'uomo deve usare la propria mente per liberarsi, non per degradarsi. La mente è amica dell'anima condizionata, ma può anche essere la sua nemica. Per colui che l'ha dominata, la mente è la migliore amica, ma per colui che ha fallito nell'intento, la mente rimarrà la peggior nemica" (BG 6.5-6) Non per essere fatalista ma tutti stiamo morendo, volenti o nolenti. E questo evento inevitabile lo si può affrontare con una certa mentalità ed una certa consapevolezza, ricercando lo scopo di questa esistenza su questo piano materiale, senza per forza abbandonarsi alla continua distrazione del piacere dei sensi. Dovremmo cercare di non perdere questa grande opportunità di vivere in questo corpo umano. Questo passa soprattutto dal controllo della propria mente, specialmente in un'epoca come quella attuale dove chiunque sembra voglia prenderne possesso e manipolarla a piacimento per usarci come marionette. Kṛṣṇa stesso spiega all'amico Arjuna che uno dei mezzi per controllare la mente è il distacco. Distacco dal farsi tirare sempre in mezzo dai sensi verso tutto quello che succede o che ci attira, come appunto dei burattini in totale balìa di chi li muove. Se invece la mente è controllata, i sensi sono controllati. Questo distacco si raggiunge con la pratica, e per questo punto ti rimando al paragrafo finale. Tornando al film... mi piace molto il titolo, perché è estremamente dolce e romantico se visto con "ottica spirituale": Cercasi Amore Per La Fine Del Mondo...bellissimo! Quell'amore di cui si fa ricerca nel film, nella realtà è l'amore che abbiamo dimenticato in questa esistenza incarnata. Quell'amore sopito che dovremmo riscoprire e ristabilire nei confronti di Dio, Kṛṣṇa, la Persona Suprema, Colui di cui facciamo eternamente parte e che ci ama più di ogni altra cosa. Quell'amore che tutto trascende. Qualsiasi altro affetto non ci porterà mai al cospetto dell'Assoluto, nello scambio di Amore divino e perfetto che ci spetta in qualità di Sue parti integranti. I protagonisti stessi del film dimostrano come il loro amore, nato in quegli ultimi istanti di esistenza, non possa minimamente salvarli dalla catastrofe imminente; e lo stesso vale anche nella realtà. Solo l'amore per il Divino ci può liberare, e fare quindi sì che la fine del mondo sia solo la fine del mondo materiale. Questo Amore Divino si può raggiungere in questa vita. Sri Caitanya Mahāprabhu, manifestazione incarnata di Kṛṣṇa stesso apparso circa 500 anni fa, ci ha insegnato che il solo mezzo per raggiungere la liberazione da questo corpo e questo mondo materiale è il canto dei Santi Nomi del mahā-mantra, il Grande Mantra della liberazione: hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare hare rāma hare rāma rāma rāma hare hare La pratica di questo mantra ha la capacità di calmare e distaccare la nostra mente dalla giostra dei sensi, ripulisce lo specchio del cuore da ogni impurità ed ha il potere di risvegliare la nostra coscienza spirituale e l'amore per il Signore Supremo. Amore, che ci ricondurrà finalmente a Lui.
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harer nāma harer nāma harer nāmaiva kevalam kalau nāsty eva nāsty eva nāsty eva gatir anyathā "In quest'epoca di contrasti ed ipocrisia, l'unico mezzo di liberazione è il canto dei Santi Nomi del Signore. Non c'è altro modo. Non c'è altro modo. Non c'è altro modo." (CC Adi Lila 17.21) John Nada è un disoccupato in cerca di lavoro che dopo varie vicissitudini entra in possesso di un paio di occhiali particolari che gli permettono di vedere la vera realtà del mondo che lo circonda. Guardando attraverso le lenti di questi occhiali speciali si trova davanti a manifesti subliminali che invitano la popolazione all'obbedienza e al conformismo. Consuma, dormi, non pensare, obbedisci, compra, guarda la TV, il denaro è il tuo Dio, rispetta l'indifferenza, non contestare le autorità e via dicendo. Quando ha indosso gli occhiali riesce persino a vedere che alcune persone hanno un aspetto differente rispetto al resto, simili a zombie; costoro sono solitamente i più abbienti, i giornalisti delle TV, i poliziotti. Se prestiamo attenzione a quello che oggi stiamo vivendo, questo scenario apocalittico e totalitario tratto dal film Essi Vivono -capolavoro di John Carpenter, datato 1988- possiamo ampiamente percepirlo in prima persona anche senza avere indosso gli occhiali del protagonista. Affamati e desiderosi di beni materiali ci assoggettiamo al fuoco di fila dei mezzi di informazione, alla ricerca di un benessere in realtà irraggiungibile. Siamo quotidianamente invasi da pubblicità di ogni tipo che ci offrono comodità inutili, da raffiche di notizie devastanti di guerre, di violenze e di morte oramai raccontate senza emozione, banalizzate, quasi a sminuire l'importanza di ogni singola vita; da cure a malattie che loro stessi ci hanno provocato o indotto tramite altre pubblicità. E, a differenza dei malvagi zombie che vede Nada, nel nostro palinsesto sfilano invece vips sfigurati dalla loro ingenua voglia di rimanere appetibili al pubblico a suon di operazioni chirurgiche; figure malsane che purtroppo gettano le basi stilistiche e comportamentali di milioni di followers. Seguono poi politicanti di plastica i cui interessi sono mossi da ego, avidità e soldi ed infine medici, scienziati ed esperti con conoscenze accademiche obsolete e con soluzioni placebo al soldo delle multinazionali farmaceutiche. Uno scenario forse molto peggiore di quello immaginato dal buon Carpenter. Tutta questa sottomissione apparentemente invisibile a cui siamo sottoposti si manifesta attraverso la tecnologia. Ci sono indubbiamente dei vantaggi che si possono trarre dall'uso di essa; ma oggi più di ieri, se usata impropriamente o distrattamente e soprattutto se lasciata dilagare, è il mezzo di distrazione di massa più potente che māyā (o illusione, "ciò che non è") ha per distrarci da quello che succede realmente attorno a noi, ottenebrando ed ostacolando anche il nostro percorso spirituale. La tecnologia entra nelle nostre case e nelle nostre vite con irruenza e noi le diamo spazio e tempo preziosi che potremmo impiegare diversamente. Non siamo più padroni del nostro tempo libero ma soprattutto del nostro libero pensare. Pensiamo solamente a quanto tempo perdiamo dietro a vicende mondane altrui che altro non fanno che rallentare le nostre vite e frenare il nostro già tortuoso cammino verso la realizzazione di noi stessi. Bisogna trovare la capacità di scrollarsi di dosso tutto quello che è in più e che appesantisce una già complicata esistenza materiale. Fortunatamente, pur non possedendo gli occhiali magici di John Nada, possiamo ugualmente togliere la polvere dagli occhi e dal cuore, riconoscere i pericoli e le insidie e purificare la nostra vita. Per esempio prendere coscienza di quali e quante sofferenze genera l'attaccamento e prendere progressivamente le distanze dal mondo materiale. La consapevolezza è il mezzo migliore per liberarsi dalle catene che attanagliano le nostre vite; le vie per ampliarla sono molteplici. Sta a noi non volgere le spalle laddove un percorso ci sembra tortuoso, scomodo e sconveniente; la Verità passa anche per sofferenza ed austerità. Se la Verità fosse di facile accesso saremmo tutti felici, cosa che invece nel corso della vita non riusciamo mai a provare realmente. Le vie che suggerisco oggi però sono molto semplici, immediate e fruibile a tutti: la lettura dei testi degli ācāryā vaishnava (grandi maestri, passati e presenti) e il sincero canto giornaliero del mahā-mantra (Grande Mantra) Hare Krsna: hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare hare rāma hare rāma rāma rāma hare hare La lettura ci può mostrare la Via e la recita del Grande Mantra ci aiuta a percorrerla. Il canto del mantra è un richiamo spirituale destinato a Krsna e alla Sua energia interna, affinché assicurino rifugio all'anima condizionata che alberga al nostro interno. Srila Prabhupada diceva che questo canto può essere paragonato al pianto sincero di un bambino che chiama la madre, Hare, che a suo volta lo aiuta ad ottenere la protezione del padre, Krsna. Meditare recitando un mantra è cosa alla portata di ogni individuo, dalla giovane età a quella più avanzata. Basta farlo con sentimento sincero. Recitando questo mantra preghiamo umilmente Krsna di impegnarci al meglio al Suo servizio. Per una meditazione ottimale l'ideale sarebbe ritagliarsi qualche momento in uno spazio tranquillo lungo la giornata; un momento perfetto ad esempio è la mattina presto, durante le ore di Brahma Muhurta, per poter meditare nella completa quiete che spesso solo quelle ore notturne ancora offrono. Se si è dovutamente assorti nel canto dei Santi Nomi si può percepire un'energia che diventa quasi impossibile da ritrovare durante il resto del giorno; anche il nostro canto risulterà più efficace e otterremo maggiori benefici. Il suono della vibrazione trascendentale del mahā-mantra risveglierà automaticamente la nostra Coscienza di Krsna. kaler doṣa-nidhe rājann asti hy eko mahān guṇaḥ kīrtanād eva kṛṣṇasya mukta-saṅgaḥ paraṁ vrajet "Sebbene il Kali-yuga sia un oceano di difetti, c'è ancora una buona qualità riguardo a questa età: semplicemente cantando il Maha Mantra Hare Krsna, ci si può liberare dalla schiavitù materiale ed essere promossi nel regno trascendentale." (Śrīmad-Bhāgavatam 12.3.51) Le Sacre Scritture indicano il Maha Mantra come mezzo più potente per sconfiggere il periodo caotico che stiamo vivendo, il Kali-yuga (era di Kali, età del ferro, età del vizio) e liberare la nostra anima dal saṃsāra (ciclo delle rinascite) e raggiungere mokṣa (liberazione). Si può cominciare con qualche ripetizione, a bassa voce, o recitandolo mentalmente; l'importante è provare a rimanere ben concentrati su quanto si sta facendo. Se il canto è praticato con amore e devozione ha lo stesso effetto rivelante degli occhiali del film: saremo meno avvezzi a lasciarci andare alle tentazioni di māyā ed a riconoscere i pericoli che minano costantemente il nostro percorso spirituale che deve riportarci vicini a Krsna.
Un ultimo consiglio che mi sento di dare, che per quanto sembri semplice in realtà non lo è , è di provare a smettere di essere dipendenti dal brusio mediatico che, anche solo in sottofondo, accompagna le nostre attività. Andrebbe riscoperto il valore del silenzio. Se ci si fa caso son pochi i momenti in cui abbiamo il silenzio totale attorno. Fare le proprie cose ascoltando al meglio i propri pensieri può stimolare un'immaginazione spesso sopita, far riemergere ricordi, migliorare l'attenzione e far persino prendere decisioni più accurate. Stare un po' in compagnia di sé stessi penso possa giovare, lontani da tutte le distrazioni con cui la moderna tecnologia ci minaccia e ci attanaglia. L'altra mattina, mentre mi recavo al lavoro meditando sul japa, osservavo il cielo scuro e nuvolo del mattino, poco prima che giungesse l'alba; mi piace guardare l'orizzonte quelle rare volte che non ci sono costruzioni ad ostacolarne la vista. Ho potuto ammirare come poco alla volta la luce si facesse spazio dietro l'oscurità imposta dalle nubi, regalando spettacolari giochi di colore attraverso poche fenditure aperte tra le tenebre dense. Le nuvole, prima grigie e minacciose, sembravano impossibilitate nel trattenere dietro di sé tutta quell'energia. Percependo tale forza mi è venuto spontaneo pensare che nonostante le difficoltà che giornalmente incontriamo Krsna non smette mai di essere presente nel nostro cuore e di brillare dentro di noi. Anche se apparentemente invisibile, come il sole, risplende ugualmente anche dietro una spessa coltre di nubi che ce ne impedisce la vista. Sta a noi, attraverso la pratica spirituale, avvicinarci ad Egli e percepirne i benefici, tentando di perforare e dissipare il buio che ne ostacola la percezione. Se lo vorremo davvero, un poco alla volta, gli spiragli da cui fare uscire la luce aumenteranno e potremo godere della totale purezza della Sua totale illuminazione, senza impedimenti. Così come l'amore che Krsna ci offre al giorno d'oggi anche un semplice evento come l'aurora spesso passa inosservato. Il mondo materiale mantiene i sensi fortemente distratti e soprattutto al mattino, un momento dove tutti sono impegnati a pensare alla giornata che li attende, è difficile emozionarsi per un evento così banale. Eppure è un piccolo miracolo che ciclicamente si ripropone, in tutto il suo splendore. L'alba è la nascita del sole, è il momento nel quale la più grande ed importante stella del nostro sistema solare mostra il suo volto e si affaccia sulla nostra giornata. Il sole è vita, è luce, è calore, è buon umore. Grazie al sole ogni essere vivente si risveglia, si rigenera, germoglia, fiorisce, fruttifica. Spesso presi da tutt'altro non ci rendiamo nemmeno conto di quanto il suo sorgere sia fondamentale anche per la nostra stessa vita ed il suo mantenimento. Fermarsi un istante -laddove possibile- ad ammirare questo evento semplice, senza tempo ma estremamente gratificante può migliorare anche la più buia delle giornate. "Il Signore è come il sole: il sorgere del sole dissipa immediatamente l’oscurità, o l’ignoranza, e l’apparizione del Signore nella mente del suo devoto può immediatamente allontanare i miserabili effetti della materia." (Srila Prabhupada, commento al verso SB 1.15.28)
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AutoreCaitanya Das, ArchiviCategorie
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